INTERVISTA AL PADRE DEL GIOVANE RAPINATORE UCCISO

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INTERVISTA AL PADRE DEL GIOVANE RAPINATORE UCCISO


Qualche giorno fa ho scritto quello che penso sulle responsabilità della morte del giovane rapinatore napoletano (http://www.salvatorecalderaro.it/web/le-mie-idee/f/la-morte-di-un-giovane-rapinatore/). Chi ha avuto la pazienza e la bontà di leggere quel mio scritto avrà, sicuramente, notato il mio atto d’accusa nei confronti dei genitori, della società in cui è cresciuto lo sfortunato ragazzo, del potere legislativo e del potere giudiziario, ad ognuno il suo. Non ho menzionato gli organi di stampa. Non li ho menzionati perché sono convinto che questi, con il comportamento del giovane rapinatore non c’entrano nulla. Neanche quel pseudo scrittore politicizzato di Saviano con il suo “Gomorra”. Se così fosse si dovrebbero scrivere e fare films solo d’amore e di come ci dovremmo voler bene. Detto ciò, non posso, comunque, sottacere il comportamento, a mio giudizio, irresponsabile che stanno tenendo quasi tutti, per non dire tutti, gli organi di informazione ed i giornalisti, sia della carta stampata sia video, sulla vicenda. Ogni giorno il padre del giovane rapinatore viene intervistato per ascoltare e far ascoltare “la sua verità”, la verità di un genitore che, straziato dalla perdita di un figlio, cerca in tutti i modi di “dipingere” l’immagine di un ragazzo tutto dedito al lavoro: “pensate a soli 15 anni faceva ben tre lavori” – afferma il padre-, peccato che si dimentica del quarto “lavoro”: il rapinatore! Un Padre, del quale ne rispetto il dolore, anch’egli pregiudicato per gli stessi reati commessi dal figlio. Un pregiudicato che vive con il reddito di cittadinanza e voglio credere che non faccia altro. Un pregiudicato che, forse indottrinato da qualcuno, dichiara che il carabiniere, impaurito, ha fatto bene a sparare il primo colpo, perché anch’egli lo avrebbe fatto. Ma poi no! Visto che il ragazzo stavo fuggendo (non so come una persona colpita da un proiettile calibro 9 in pieno petto possa fuggire), il carabiniere doveva lasciarlo andare, oppure sparagli un colpo ad una gamba ed arrestarlo, invece – a dire del padre- il carabiniere gli ha sparato alla nuca a mo’ di esecuzione. Il carabiniere, essendo un professionista della sicurezza avrebbe capito, o dovuto capire che quell’arma era finta, e quindi ha sparato al ragazzo per ucciderlo volontariamente, perché, -dice sempre il padre-, se non avesse riconosciuto la pistola che era finta, con il suo comportamento avrebbe messo in pericolo anche la vita della sua fidanzata. Pura follia. Ma è questo il messaggio che in questi giorni sta passando. Il messaggio di un carabiniere esecutore che ha giustiziato un ragazzo per “una ragazzata” così la definisce il padre ai giornalisti che lo intervistano. Non conosco la dinamica dei fatti, così come non la conosce il padre, così come non la conosce nessuno, visto che nessuno era presente al fatto se non il carabiniere, la fidanzata che, poveretta, dalla paura non avrà capito nulla, il giovane rapinatore, ormai morto, ed il complice, anche questo concentrato su come poter scappare non avrà visto nulla. Ma tutti sono lì a cercare di capire come sono andate le cose. Le cose sono andate che un giovane delinquente ha puntato una pistola alla testa di un altro giovane per rapinarlo, questi ha reagito ed il giovane rapinatore è morto. Punto. Il resto lasciamolo agli organi inquirenti. Ma siamo in Italia, quindi, diamo voce a chi potrebbe portare un po’ d’audience, anche se questo è un pregiudicato e padre del rapinatore morto e pertanto assolutamente inattendibile. Però fa audience. Ieri sera si trovava in diretta sul programma di Del Debbio, e ad ogni battuta di questo, una folla fuori campo, presumo amici e parenti, forse gli stessi che hanno devastato il pronto soccorso e sparato contro la caserma dei carabinieri, applaudiva. Un pregiudicato che si permette di dire ad un onesto giornalista, nella fattispecie a Giuseppe Cruciani, conduttore su radio 24 del programma “la zanzara”, che lo aveva intervistato il giorno prima, il quale, colpevole di non aver dato al padre la risposta che questi voleva sentire, lo apostrofava come infingardo o qualcosa del genere, e chiudendoli il telefono in faccia gli diceva “tu non avrai più l’onore di parlare con me”. Ci rendiamo conto di ciò? In quale società civile si permette ad un pregiudicato di dire ad una persona onesta “non ti congedo più l’onore di parlare come”? Follia pura. Il signore in questione ha già annunciato che domenica sera sarà in diretta su “La 7” nel programma di Giletti “non è l’arena”. E vai con il circo! Ci rendiamo conto che il messaggio che sta passando è che il carabiniere è il carnefice ed il rapinatore la povera vittima che ha fatto solo “una ragazzata”? Intanto il magistrato inquirente ha scritto sul registro degli indagati il carabiniere. Non solo. Ha trasformato l’iniziale ipotesi di reato, da: eccesso di legittima difesa, ad omicidio volontario. Dando ragione, in qualche modo, al padre, il quale afferma che il carabiniere ha giustiziato il povero ragazzo colpevole solo di “una ragazzata”. Follia pura! Atto dovuto, dicono. Perché, nel nostro sistema giudiziario, non si può indagare su di un fatto se non attraverso una persona. Quindi per capire come sono avvenuti i fatti devono mettere sotto inchiesta il carabiniere. Con tutte le conseguenze che una indagine per omicidio volontario comporta. Poveri noi. In che società viviamo. Forse è il caso che la parte sana di questo Paese, che è la maggioranza senza alcun dubbio, si ribelli a questo sistema e porti un po’ di sensatezza. Presi dall’odio viscerale fra una parte politica e l’altra, fra un genere e l’altro, fra nazionalisti e mondialisti, fra questi e quelli, abbiamo perso i veri valori della vita: onestà, lealtà, ordine, disciplina, rispetto, che fanno di un’accozzaglia di gente una società civile.

06/03/2020

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